By the age of 42 (in an era in which life expectancy was 40), Leonardo da Vinci had yet to create anything commensurate with his lofty ambitions. At that point, Ross King writes in his new book, “Leonardo and ‘The Last Supper,’ ” he “had produced only a few scattered paintings, a bizarre-looking music instrument, some ephemeral decorations for masques and festivals and many hundreds of pages of notes and drawings for studies he had not yet published, or for inventions he had not yet built.” Too many of his projects — like creating a gigantic bronze horse on commission for Lodovico Sforza, the ruler of Milan — had gone unfinished; other projects having to do with architecture, military engineering and urban planning had not found patrons.
Sometime around 1492, Lodovico began planning a family mausoleum at the church of Santa Maria delle Grazie in Milan. As the project expanded, he asked Leonardo to begin work on a painting of the Last Supper for the wall of the church’s refectory, where the Dominican friars took their meals.
“Leonardo may have dreamed of constructing tanks and guns, of placing a dome on Milan’s half-built cathedral, or of completing the world’s largest bronze statue,” Mr. King writes. “But he was going to do none of these things. Instead, he was going to paint a wall.”
"El cuaderno de apuntes": workshop con Andrés Di Tella
In occasione del 53° Festival dei Popoli - Festival Internazionale del Film, il regista argentino Andrés Di Tella, terrà un workshop intitolato "Il quaderno di appunti".
L'AUTORE Andrés Di Tella nasce a Buenos Aires nel 1958 in un'importante famiglia argentina, passando la sua infanzia all’estero, al seguito dei genitori. Dopo la laurea in Letteratura e lingue moderne all’Università di Oxford, inizia a lavorare per alcune emittenti televisive inglesi e americane, realizzando reportage e documentari. All’inizio degli anni Novanta torna in Argentina e continua a dirigere e produrre documentari per diverse reti televisive locali, alternando l’attività di regista a quella di saggista e docente. Negli ultimi anni sta sperimentando altre forme espressive, come performance e installazioni, direttamente o indirettamente legate ai suoi film.
Nel corso degli anni, il cinema di Di Tella è diventato un punto di riferimento per il documentario argentino ed internazionale, proponendo una forma in cui lo sguardo personale ed autobiografico si lega in profondità con un percorso di ricerca di linguaggio e di narrazione originali. Paulo Antonio Paranagua, nella sua opera Cine Documental en América Latina, lo inserisce tra i 15 documentaristi più significativi del continente latino-americano.
Profondo conoscitore della storia e della cultura del proprio paese, Andrés Di Tella propone attraverso i suoi film dei "percorsi nella conoscenza", nel tentativo - non privo di svolte avventurose - di rinvenire tracce del dialogo che il presente intesse con il passato, individuale e collettivo; attraverso viaggi, incontri, testimonianze, in una narrazione appassionante e ricca di risvolti misteriosi. Data l’importanza del suo lavoro e del suo ruolo nel panorama internazionale, il Festival dei Popoli, in occasione della 53° edizione, gli dedicherà una retrospettiva, curata da Daniele Dottorini, intitolata "El Documental y Yo".
IL WORKSHOP Il regista terrà un WORKSHOP della DURATA complessiva di 5 ORE, che avrà luogo SABATO 17 NOVEMBRE, durante il quale si concentrerà sul tema “Il quaderno di appunti”. Sarà un’opportunità unica per studiare ed analizzare i lavori che i partecipanti presenteranno, in funzione delle potenzialità di un genere che ancora non esiste.
PROGRAMMA DEL WORKSHOP Sabato 17 novembre 2012 Mattina: 10:00 - 12:30 Pomeriggio: 14:30 - 17:00
MODALITÀ DI ISCRIZIONE Le iscrizioni al workshop sono a numero chiuso. Il costo del corso è di 60,00 €. Gli iscritti avranno diritto ad un accredito al 53° Festival dei Popoli, valido per tutta la durata della manifestazione, e riceveranno una copia del catalogo del Festival. Per l'iscrizione, inviare una richiesta di iscrizione insieme al proprio curriculum vitae ENTRO IL 5° NOVEMBRE 2012 a: workshop@festivaldeipopoli.org _________________________________________
"EL CUADERNO DE APUNTES"- INTRODUZIONE AL LAVORO di Andrés Di Tella
Si invitano i partecipanti al workshop a portare un diario o un quaderno di appunti: scritto, fotografato, disegnato o filmato negli ultimi giorni. Il diario potrà avere qualsiasi estensione: comporsi di una pagina di quaderno o di molte, di una fotografia scattata ogni giorno della settimana o di riprese video realizzate in un solo giorno, di una serie di disegni, una combinazione di immagini e parole, solo immagini o solo parole, ecc. Si può partecipare anche senza niente, solo per interesse verso una forma da scoprire. Il quaderno di appunti, il diario, la carta, il bozzetto, i fogli di lavoro. Forme provvisorie, incompiute, circostanziali, che confluiscono in una delle correnti più vitali del cinema contemporaneo. Un modo di fare cinema che è insieme facile e complesso. Un linguaggio cinematografico al condizionale. _________________________________________
BIOGRAFIA Nasce a Buenos Aires nel 1958 da una famiglia importante in Argentina (suo nonno Torcuato è stato uno dei primi industriali argentini, mentre suo padre e suo zio Guido sono importanti figure culturali e politiche del suo paese) e trascorre l'infanzia all’estero, al seguito dei suoi genitori. Si laurea all’Università di Oxford in Letteratura e lingue moderne. Inizia a lavorare in televisione sia in Inghilterra (a Channel 4) sia negli Stati Uniti, per WGBH, rete legata al sistema pubblico delle reti televisive nordamericane, realizzando reportage e documentari televisivi. Negli ultimi anni, parallelamente al cinema, Di Tella sta sperimentando altre forme espressive, come performance e istallazioni, direttamente o indirettamente legati ai suoi film. Nel 2011 è uscito il suo primo libro, Hachazos, che prende le mosse dalla figura di Claudio Caldini, il regista sperimentale argentino protagonista del film omonimo. Negli anni il cinema di Di Tella è diventato un punto di riferimento per il documentario argentino ed internazionale, proponendo una forma in cui lo sguardo personale ed autobiografico si lega in profondità ad un percorso di ricerca di linguaggio e di narrazione originali. Retrospettive sulle sue opere sono state realizzate dalla Filmoteca Española de Madrid, dalla Filmoteca de Catalunya di Barcellona, dal Centro Cultural Ricardo Rojas della Universidad de Buenos Aires, dal Museo Nacional de Artes Visuales de Montevideo e dai festival cinematografici di Lima, La sudestada di Parigi, Cines del Sur di Granada e E tudo verdade di Sao Paulo e Rio de Janeiro. Parallelamente all’attività di regista ha sviluppato quella di saggista e docente. Suoi saggi sul cinema e sul documentario in particolare sono stati pubblicati in Argentina, in Brasile, negli Stati Uniti, in Spagna e in Inghilterra. Come giornalista e critico ha scritto per diversi giornali come "The Buenos Aires Herald", "Tiempo Argentino", "La Razón", "Río Negro" e per l’emittente radiofonica Radio Nacional. È stato tra i fondatori del Buenos Aires Festival Internacional de Cine Independiente (BAFICI) e dirige il Princeton Documentary Film Festival presso l’Università di Princeton, dove è stato Visiting Professor. Nella sua carriera ha inoltre insegnato per il Master di Giornalismo della Universidad de San Andrés/Clarín, al Centro Cultural Rector Ricardo Rojas della Universidad de Buenos Aires e alla Fundación Carolina de Madrid. Dal 2000 al 2009 ha diretto il laboratorio de Proyectos Cinematográficos Latinoamericanos, organizzato dalla Fundación TYPA insieme ad altre Fondazioni Internazionali, dove si sono formate molte nuove figure del cinema. È membro del Consiglio di Direzione della Universidad Torcuato Di Tella, dove ha contribuito alla creazione del Departamento de Arte e dove tuttora insegna.
FILMOGRAFIA Tornato in Argentina all’inizio degli anni Novanta, dopo un cortometraggio sperimentale, co-diretto con Fabián Hofman, che ebbe all’epoca un notevole eco (Reconstruyen crimen de la modelo, 1990), e che oggigiorno fa parte della collezione permanente del Museo d’Arte Moderna di New York, Di Tella inizia a lavorare per diverse reti televisive, come Canal7 e Canal Encuentro, producendo e realizzando documentari. Parallelamente inizia a lavorare per il suo primo lungometraggio documentario incentrato sulla lotta armata in Argentina negli anni Settanta (Montoneros. Una historia, 1995). In seguito ha diretto altri otto film documentari: Macedonio Fernández (1995), un viaggio all’interno della città di Buenos Aires insieme allo scrittore e sceneggiatore Ricardo Piglia alla ricerca delle tracce dell’opera del grande scrittore argentino Macedonio Fernández; Prohibido (1997), inchiesta articolata sul ruolo degli intellettuali durante la sanguinosa dittatura militare in Argentina; La televisión y yo (2003), riflessione personale e collettiva sull’immaginario mediatico e sul ruolo dei media in Argentina; Fotografías (2007), film-romanzo poetico e particolare, strutturato come un viaggio di ricerca delle proprie radici; El país del diablo (2008), sulla figura straordinaria di Estanislao Zeballos, che da teorico dello sterminio degli Indios si trasformò nel loro primo studioso;Hachazos (2011), storia di un confronto/scontro tra due cineasti e ritratto affettuoso e teorico del regista sperimentale Claudio Caldini; In ¡Volveremos a las montañas! (attualmente in lavorazione), il regista filma l’incontro tra alcuni compositori argentini che negli anni Sessanta avevano preso parte ad un progetto di alta formazione musicale all’interno dell’Istituto Di Tella.
Una selección de cortos realizados durante el Laboratorio de Cine del Departamento de Arte de la Universidad Torcuato Di Tella.
"En una entrevista, el director Tsai Ming-Liang se preguntaba si el cine era sólo contar algo. "¿No puede tener otra clase de función? Por supuesto que mis películas tienen algo parecido a una historia, pero mi atención está dirigida a la vida cotidiana. En nuestras vidas no hay historia, cada día está lleno de repeticiones." Y concluye: "Creo que las historias de mis películas caben en dos oraciones. Con eso alcanza." Nosotros podríamos continuar preguntándonos ¿cuánto es una historia? ¿Qué mínimo fragmento de ese continuo necesitamos para reconocer que algo se está narrando? Y entonces encontrar una respuesta posible en una panera que flota en el agua, una tarde en el zoológico, una carta leída en el contestador, un feriado con amigos, una capa dorada, una pila de cassettes y un cajón con billetes, un tango, un diálogo entre niñas, un viaje, la búsqueda de un veneno, un mensaje entregado antes de bajar del colectivo." CECILIA SZALKOWICZ, curadora invitada
CECILIA SZALKOWICZ. Fue becaria del Programa de Talleres para las Artes Visuales Centro Cultural Ricardo Rojas - UBA | Kuitca, 2003 - 2005. Ha realizado numerosos proyectos editoriales, publicaciones independientes y ediciones.
PROGRAMA
Dios bendiga a los niños y a las bestias Nicolás Zukerfeld, 18´ Gaspar tiene su primera cita con Manuela. A Gaspar le gusta Manuela. A Manuela no le gusta mucho Gaspar, pero le gusta que Gaspar guste de ella. Hablan sobre las cosas que generalmente se hablan en las primeras citas. Gaspar acaba de comprar una radio usada. La escuchan. Todo va bien. Bailan. Se ríen. De repente Manuela descubre un casette puesto en la radio. Misterio. Lo escuchan. Silencio. Gaspar aprovecha el silencio para intentar darle un beso a Manuela. Manuela lo rechaza. De repente (¿casualidad?) llega Guillermo, que es amigo de Gaspar. Manuela parece conocerlo (¿o no?). Guillermo dice que está yendo al Zoológico. Manuela mira a Guillermo, parece que le gusta más. Manuela le pregunta si pueden ir al Zoológico con él. El dice que sí, Gaspar, después de un rato, también.Nido Gaucho Paula Fernández, 7´47¨ Una chica de ciudad atrapada por un tango, sueña despierta. La distancia entre su deseo y la realidad se vislumbra en los retazos de esta historia. Día Libre Lucía Manzano, 14´ Sábado. Luz visita el Mercado del Progreso. Hay frutas y verduras, pero también puede observar allí a los conejillos de Indias. Hay muchas cosas por conocer, como el dinero, unos papeles de colores que llevan imágenes de patriotas. Y números. Diez es más que dos. El paseo continúa. La Cajita Feliz trae felicidad en unos envoltorios de plástico. Pero con cuidado, Luz los mantiene cerrados. Hay que esperar, porque uno es para Felicitas, cuya visita ella aguarda con ansiedad. Vieja escuela Ana Clara Soler, 7´ Un lugar pequeño e indefinido cargado de objetos de diversa índole, cassettes, posters, papeles, escritorios, teléfonos una computadora. Una serie de acciones muy específicas se desarrollan ahí dentro, un personaje que está concentrado y entrenado en llevarlas a cabo. Una carta, un pasillo, una galería, un equipo de música de los 90 y una canción punk no future que rebota. Seres Afines Lucrecia Lionti 4´ 37´´ El trabajo de ser artistas, de empezar a serlo. Filmado en el mes de mayo de 2012 durante los días previos a una feria de arte, los preparativos de un espacio. El lugar es RAYO LAZER, la casa de unos amigos que fue, durante un par de años, lugar de reuniones, exposiciones e ideas. Todo Sebastián Elsinger, 14´34´´ Es un film-ensayo construido de momentos en diferentes lugares y separados en el tiempo sin un orden ni relación entre ellos. Una colección de instantes donde la presencia y la mirada del realizador son la única estructura, como la memoria, fragmentada y subjetiva. Crotoxina Javier Barrio, 7´36´´ La vivencia de un científico que experimenta con su propio cuerpo la aplicación de una droga para curar el cáncer. La historia de la Crotoxina es la historia de los naturalistas que buscaron en la fauna local (la víbora yarará) la droga para salvar la vida. En la vivencia médica conviven de manera conflictiva ciencia, cuerpo y territorio. Feriado Cecilia Kang, 8´ Un viaje entre amigos se convierte en un puñado de notas para una película o en un viaje en el tiempo de las reminiscencias adolescentes.
Sometimes we escaped into the fields, Kassel/Mattenberg D.P. Camp.
With my new friends, just after arriving in the Wiesbaden D.P. Camp, 1945
Myself, with my brother Adolfas, Kassel/Mattenberg, 1948
Picking up the weekly firewood ration, Kassel/Mattenberg D.P. Camp, 1948
Myself, Kassel, 1947
We are being transported to another camp
Algirdas, Landsbergis, myself, Leo Adams, Kassel, 1948
Waiting to be transported to another camp, Kassel/Mattenberg, 1948
A scene from Kassel/Mattenberg, 1948
Wiesbaden D.P. Camp, 1945
With my new friends just after arriving in Wiesbaden D.P. Camp, 1945
German children, Kassel, 1948
Children, Wiesbaden D.P. Camp, 1946
My brother Adolfas looking over the Kassel/Mattenberg D.P. Camp, 1948
My brother Adolfas looking over the Kassel/Mattenberg D.P. Camp, 1948
Postwar street scene, Kassel, 1948
Kassel/Mattenberg, myself overlooking the D.P. Camp, 1948, photo: Adolfas Mekas
Wiesbaden D.P. Camp, 1945
My brother Adolfas, Algirdas Landsbergis and myself, Wiesbaden, 1945
Kassel/Mattenberg, the camp school/movie house/church... 1948
Kassel/Mattenberg
Myself with my new friends just after arriving in Wiesbaden D.P. Camp, 1945
Wiesbaden D.P. Camp, 1945
Kassel railroad station, waiting to be transported to another camp, 1948
Jonas Mekas Images Out of Darkness: Reminiscences of a Displaced Person, Postwar Germany 1945-1949 Installation View. Galería James Fuentes, Nueva York. Octubre 5-25, 2012.
‘I want to celebrate the small forms of cinema, the lyrical forms, the poem, the watercolour, etude, sketch, portrait, arabesque, bagatelle and little 8mm songs. I am standing in the middle of the information highway and laughing, because a butterfly on a little flower somewhere just fluttered its wings, and I know that the whole course of history will drastically change because of that flutter. A super-8 camera just made a little soft buzz somewhere, on New York’s Lower East Side, and the world will never be the same.’ Jonas Mekas